Lavoratrici e lavoratori poveri: chi sono e perchè i loro salari sono così bassi.
In Italia lavorare non basta per essere al riparo dalla povertà. L'incidenza dei bassi salari sul totale dei lavoratori italiani è aumentata da 25.9 punti percentuali nel 1990 a 32.2 punti percentuali nel 2017. Questa situazione di povertà lavorativa è maggiore tra le donne, i giovani nella fascia 16-34 anni e i residenti al Sud e tra quanti hanno un contratto di lavoro part-time. E' questo quando emerge dal nuovo Report “I lavoratori e le lavoratrici a rischio di bassi salari in Italia" del Forum Disuguaglianze e Diversità che utilizzando diverse banche dati, analizza l'andamento della distribuzione salariale nel nostro paese, le caratteristiche dei lavoratori e delle lavoratrici a basso reddito e individua le tipologie lavorative che possono risultare a forte rischio di povertà lavorativa. Combattere il lavoro povero richiede di agire su più fronti: occorre un salario minimo decente, contrastando, anche grazie al rafforzamento della contrattazione collettiva, sia la concorrenza al ribasso dei salari sia la frammentazione delle categorie contrattuali. Occorre più lavoro: la bassa intensità lavorativa è all'origine della povertà di tanti lavoratori. E occorre porre fine alla moltiplicazione delle forme contrattuali non standard nonché rivedere il sistema degli ammortizzatori sociali e degli eventuali sostegni al reddito di chi resta lavoratore povero. Servono risposte complesse e quelle che si intravedono nella manovra 2023 non vanno nella direzione giusta, vista la sostanziale rinuncia a pensare a uno schema universale di protezione del reddito, in cambio di qualche regalo limitato solo ad alcune categorie, che, oltre a essere in sé ingiusto, rappresenta una forma di protezione del tutto inefficace ai fini della copertura dei rischi sociali.
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