La campagna itinerante Clean Cities organizzata da Legambiente oggi ha concluso il suo viaggio a Firenze, presentando i dati sull'inquinamento atmosferico e le performance locali sui principali indicatori di mobilità urbana. L'evento ha proposto politiche necessarie per rispondere agli impegni di riduzione imminenti, tra cui: una più vigorosa cura del ferro, incardinata non solo sulla rete tramviaria ma anche e soprattutto sul potenziamento del trasporto ferroviario regionale; sull'incremento deciso delle pedonalizzazioni e delle piste ciclabili; sull'estensione massimale delle Zone30 e della mobilità a trazione elettrica, con conseguente potenziamento della dotazione delle colonnine di ricarica; e ancora: sostegno alle politiche di car sharing e car pooling, in vista di una città realmente da 15minuti.
La tappa di Clean Cities a Firenze si è articolata in due appuntamenti. Il primo marzo si è svolto un evento online sui progetti della città per la Missione di Neutralità Climatica al 2030, alla quale hanno partecipato diverse figure istituzionali, tra cui l'Assessore alla mobilità Stefano Giorgetti, l'assessore all'ambiente Andrea Giorgio, l'assessora all'urbanistica Cecilia Del Re, insieme al responsabile della mobilità sostenibile di Legambiente Andrea Poggio. Durante l'incontro è stato presentato anche il progetto MOB della Fondazione Unipolis in partnership con Legambiente, introdotto da Elisa Paluan, project manager. L'iniziativa ha come obiettivo l'engagement dei giovani tra i 16 e i 21 anni, che si sfideranno in un grande torneo nazionale dove vincerà chi si muoverà in modo sostenibile e saranno poi impegnati nella definizione di interventi per rendere la mobilità della propria città più sostenibile ed efficiente.
Invece, oggi, presso la sede di ARCI Firenze, si è tenuta la conferenza stampa per fare il punto sulla situazione dell'inquinamento atmosferico nel territorio della Regione Toscana e le proposte di cambio di passo in termini di politiche di mobilità urbana (e non solo) per ridurlo. Tra i partecipanti: il Presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza, il Direttore Generale ARPAT Pietro Rubellini, il Direttore Tecnico ARPAT Marcello Mossa Verre, il Presidente di ISDE Firenze Franco Bergesio e il Responsabile scientifico di Legambiente Andrea Minutolo.
Riguardo all'inquinamento atmosferico, secondo quanto emerso dal dossier Mal'Aria di città 2023 (edizione speciale Toscana), nessuno dei capoluoghi di provincia ha superato i limiti di concentrazione media annuale di PM10 nel 2022 (40 µg/mc). Tuttavia, solo tre capoluoghi, Livorno, Massa e Siena, sarebbero promossi se domani entrasse in vigore la direttiva europea con soglia 2021 (15 µg/mc). Inoltre, il tasso di riduzione delle medie annuali degli inquinanti atmosferici nel periodo 2011-2021 si è dimostrato troppo basso, situandosi all'interno di un range del 3-5%, mentre le città più distanti dal raggiungimento degli obiettivi al 2030 sono Lucca, capoluogo con la concentrazione media annuale più alta della regione di PM10 (26 µg/mc), che dovrebbe ridurre le concentrazioni del 23%, seguita da Pistoia con il 17%, Firenze con il 15%, Prato con il 13%, Pisa e Arezzo con il 9%, e infine Carrara con il 2%. Molto distanti dagli obiettivi per il PM2.5 sono invece Pistoia (41% di riduzione necessaria) e Prato (-33%), mentre per l'NO2 le città più indietro sono Firenze (-32%), Massa e Pistoia (-25%).
«Nonostante la situazione sul trend decennale (in quasi tutte le stazioni di rilevamento regionale) appaia in graduale ma significativo miglioramento – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente Legambiente Toscana – non possiamo non rimarcare la permanenza di situazioni assai critiche, come nella Piana Lucchese, ancora una volta “maglia nera" per le concentrazioni del PM10. Da non sottovalutare infine la situazione rilevata per l'ozono che pare più diluita nella sua criticità sull'intero territorio regionale, dalle colline intorno a Firenze fino alla piana pistoiese, per arrivare addirittura alle campagne pisane. Infine, un'ultima considerazione sul rimbalzo in negativo dei dati nel biennio 2020-2022, segno evidente che alcune cattive abitudini del pre/pandemia son tornate come e forse più forti di prima».
Dichiara quindi Andrea Minutolo, Responsabile scientifico nazionale di Legambiente:
«Gli ultimi due anni sono stati importanti nella lotta all'inquinamento atmosferico: nel novembre 2021 sono state pubblicate le nuove linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che hanno rivisto, ribassandoli, i valori limite suggeriti delle concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici responsabili dell'insorgenza di numerosi problemi sanitari; nel novembre 2022 invece è arrivata la proposta di revisione dell'attuale direttiva sulla qualità dell'aria che, come era da aspettarsi, ha stabilito limiti più stringenti e vincolanti (per gi Stati membri) che entreranno in vigore nel 2030. Queste due revisioni arrivano dopo la sentenza di condanna che, nel novembre 2020, la Corte Europea di giustizia ha inflitto nei confronti della Repubblica Italiana, per lo sforamento dei valori delle polveri sottili (PM10) registrati in Italia dal 2008 al 2018. L'Italia ha, al momento, attive ben tre procedure d'infrazione per inquinanti come il PM10, PM2.5 e il biossido di azoto (NO2). Gli agglomerati chiamati in causa sono diversi e sono maggiormente concentrati nel nord del Paese (ma non solo). Si va dagli agglomerati urbani di Milano, Torino e piana veneta fino alla valle del Sacco; dalle aree tra Napoli e Caserta, fino alle pianure padane dell'Emilia Romagna; dalla Piana Lucchese e di Prato-Pistoia fino alla Conca Ternana, all'area collinare di Benevento e alle zone industriali della Puglia. Tutti territori dove la salute dei cittadini è stata messa sistematicamente a rischio per le elevate concentrazioni d'inquinanti atmosferici».